Un’iniziativa di tutto rispetto, che però non si è risparmiata alcune polemiche…
Quando sugli scaffali in libreria comparve il primo dell’esordiente Robert Galbraith nessuno se ne curò granché, ma appena fu svelato che dietro quello pseudonimo si celava J.K. Rowling le vendite schizzarono alle stelle e i successivi 4 romanzi hanno ripetuto il successo, pur tardivo, del primo. L’autrice diventata famosa per Harry Potter ha raccontato di aver vissuto come una liberazione la possibilità di scrivere senza tutti i riflettori puntati addosso. Qualche mese dopo, languendo le vendite, ha deciso che quei riflettori tutto sommato servivano.
Ma se Rowling ha potuto scegliere di usare un nome maschile e poi tornare al suo secondo logiche di libertà espressiva (e di mercato), non così è stato per molte altre scrittrici del passato che allo pseudonimo sono state costrette per poter sperare di arrivare in libreria. È per restituire loro nome e identità femminile che il Women’s Prize for Fiction ha deciso di celebrare il proprio 25° anniversario pubblicando una speciale collana dal titolo Reclaim Her Name.